Ricordare non basta

A più di un secolo di distanza, in un mondo radicalmente cambiato, ha senso ricostruire la vicenda del pedagogo libertario catalano Francisco Ferrer?

Le ragioni non mancano, anzi. Se vogliamo la principale, e tuttora molto aperta, è la questione di un’istruzione liberata dallo Stato e dalla Chiesa. Il movimento anarchico e altre tendenze educative sperimentaliste stanno cercando, in varie parti del mondo, di dar vita ad esperienze concrete e praticabili di costruzione di aree in cui il necessario passaggio delle conoscenze e dei valori sfugga ai condizionamenti sia statali sia clericali. Le due istituzioni demandate dal potere a un “allevamento dei fanciulli” nel segno della subordinazione e del collaborazionismo stanno continuando nella loro opera di indottrinamento e di svuotamento della speranza di un profondo cambiamento sociale e culturale. Ecco che la drammatica esperienza del fondatore della Scuola Moderna (aperta a Barcellona nel 1901) ci riporta al suo tenace e, per molti versi, mai tramontato tentativo di rottura della tradizione fideistica e classista. Con mezzi limitati, ma con grande ardore, Ferrer riuscì ad offrire a diverse famiglie operaie della Barcellona industriale e ribelle una struttura educativa che sulla base del razionalismo e della sensibilità antiautoritaria contribuì alla nascita di una società di esseri umani liberi ed eguali, solidali e autonomi. Se il suo progetto riuscì a resistere, sia pure solo per alcuni anni, nella Spagna clericale e sfruttatrice, l’esempio (non la “lezione”!) che se ne può ricavare tuttora incita a non mollare nella sfida antiautoritaria.

Un altro aspetto, tutt’altro che tramontato, riguarda l’estensione della lotta al dominio in quanto tale, che supera le mura di qualsiasi scuola. Ferrer non si limitava a sostanziare la sua impresa, anche con un periodico “Bollettino” di informazione e formazione, ma animava la pubblicazione di giornali quali “La huelga general”, un foglio diretto a suscitare ulteriori rivolte tra gli sfruttati della “Parigi del sud”. La separazione tra azione educativa popolare e lotta frontale agli oppressori – che spesso appare nel secolare confronto fra chi sostiene la preparazione lenta e costante da un lato e chi esalta lo scontro risolutore contro ogni potere dall’altro -, aveva trovato nel maestro libertario una sintesi efficace e come tale pericolosa per i vertici del sistema.

La figura di Ferrer ha costituito per molti decenni agli occhi degli anarchici, ma non solo, un esempio da riprodurre quanto più possibile per non darla vinta ai suoi assassini che intendevano stroncare ogni progetto di liberazione culturale e sociale. In questo senso l’etichetta del “Martire del libero pensiero” ha avuto una grande diffusione tra il proletariato europeo e gli ambienti laici e progressisti in Europa e non solo. Attorno a questo fiero e deciso sostenitore della libertà di insegnamento e di vita sociale si era realizzata un’alleanza che andava dagli anarchici ai borghesi illuminati, dai repubblicani ai socialisti e in genere alle forze anticlericali e modernizzatrici. La stessa adesione di Ferrer alla massoneria – che nella Spagna a cavallo dei secoli XIX e XX esercitava una pressione notevole contro l’oscurantismo e l’esclusione delle classi popolari dalla cultura – offriva un terreno favorevole ai rivoluzionari per battersi, anche fuori dalla Spagna, contro la manipolazione clericale e reazionaria. Pochi sanno, al giorno d’oggi in Italia, che le prime biblioteche aperte a qualunque lettore, si costituirono a Barcellona, e non solo, con l’apporto decisivo di imprenditori (come Rossend Arùs) che non si riconoscevano nel rigido modello classista e mostravano simpatie verso le organizzazioni operaie impegnate per l’emancipazione sociale a tutti i livelli. Se vogliamo riflettere su questo aspetto – così poco inquadrabile in una visione solo classista del sistema capitalista – ne potremmo dedurre che l’obbiettivo di liberazione dell’intera umanità non è strutturalmente estraneo a individui e gruppi che vivono in situazioni di non aperto sfruttamento. D’altronde quanti appartenenti agli ambienti di relativo privilegio economico hanno rigettato le ragioni della conservazione del privilegio per buttarsi nel conflitto antiautoritario e sostenendolo fino in fondo? Non è forse inutile ricordare che esponenti di primo piano dell’anarchismo, da Bakunin a Kropotkin a Cafiero, hanno abbandonato gli agii e i vantaggi materiali per giocarsi la vita con i proletari e i ribelli perseguitati e pronti alla lotta più radicale.

Questi ragionamenti, che in parte possono non soddisfare la pura commemorazione di Ferrer, cercano di proporre un’attualizzazione del suo impegno e del suo ideale. Impegno e ideale che non finirono di fronte al plotone d’esecuzione nella tetra fortezza barcellonese di Montjuic, ma che fanno parte integrante della memoria storica della lunghissima, e mai conclusa, sfida dei deboli ai potenti a cui l’anarchismo partecipa in prima fila.

Claudio Venza

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Da la Escuela Moderna a Montjuic

SCHEDA CRONOLOGICA

1901

Francisco Ferrer inizia un percorso a lungo preparato: a Barcellona nasce la Scuola Moderna, laica e razionalista. Non discrimina tra i sessi e si fonda sul libero apprendimento, senza premi né punizioni. Nel giro di qualche anno, l’esperienza si allarga e si rafforza.

1902

Scoppia un grande sciopero generale che blocca l’intera città mediterranea. Al termine i dati ufficiali contano circa una dozzina di morti tra i manifestanti. Sorge l’Ateneu Enciclopèdic Popular (tuttora attivo), frutto della collaborazione tra intellettuali progressisti e attivisti anarchici.

1906

A Madrid, Mateo Morral, bibliotecario della Scuola Moderna, compie un sanguinoso (e vano) attentato contro il re Alfonso XIII nel giorno delle sue nozze. Ferrer è arrestato con l’accusa di complicità e la Scuola Moderna viene chiusa d’autorità. In vari paesi europei si realizzano manifestazioni contro la detenzione di Ferrer che, alla fine, sarà liberato. Resterà un obiettivo privilegiato della reazione clericale.

1908

Il vescovo di Barcellona condanna apertamente l’istituzione di scuole comunali senza l’insegnamento obbligatorio della religione cattolica.

1909

Luglio

Dopo l’ennesima sconfitta militare in Marocco, il governo richiama migliaia di riservisti per spedirli contro i ribelli delle tribù marocchine. La lotta antimilitarista sfocia ben presto in uno sciopero generale con il blocco totale della città, decine di barricate e scontri con la temibile Guardia Civil. E’ proclamata la legge marziale e il potere civile viene sostituito da quello militare. In quanto stretto alleato dello Stato e del padronato e per aver appoggiato l’avventura coloniale africana, la Chiesa cattolica diventa il bersaglio di numerosi incendi di edifici, quasi senza procurare vittime. L’anarchismo parlerà di vera e propria “Revolución Social” mentre le autorità conieranno l’etichetta di “Semana Trágica”.

Agosto-settembre

10.000 soldati reprimono il moto popolare ed effettuano circa 2.000 arresti con quasi settecento condannati in base al codice militare di guerra. Il bilancio finale segna più di un centinaio tra i civili, uccisi dall’esercito che sparava contro ogni gruppo di cittadini. La mobilitazione della borghesia più conservatrice si fa sentire nella criminalizzazione del “mandante morale” del moto, quel Francisco Ferrer che aveva osato sfidare il predominio clericale. La sua assenza da Barcellona nei giorni della rivolta non è presa in considerazione dai giudici prevenuti e decisi per una “condanna esemplare”.

Ottobre

Dopo un processo senza prove, il 13 è fucilato, insieme ad altri quattro anarchici, nel fossato del forte di Montjuic. Le manifestazioni di dura protesta si moltiplicano in molte città e il movimento libertario con i repubblicani, i socialisti con i massoni democratici denunciano, in Spagna e altrove, la rinascita di una nuova Inquisizione scagliata contro i presunti eretici.

1910

A Barcellona vede la luce la CNT (Confederación Nacional del Trabajo) che fa propria l’eredità scomoda della rivolta proletaria del luglio 1909 e acquista, fin da subito, le adesioni di molti gruppi di operai sindacalizzati.

CV

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Ferrer nella memoria di un militante nella Spagna del 1937

Umberto Tommasini (Trieste, 1896-1980) accorre in Spagna già a fine luglio del 1936 per combattere in una formazione associata alla divisione Ascaso della CNT-FAI.

Nel marzo 1937 viene arrestato mentre va a compiere una missione molto pericolosa contro navi franchiste. Corre il rischio di venir fucilato come sospetto fascista e quando pensa che stia arrivando il momento grida ai poliziotti spagnoli: “Ho cominciato la mia attività a 13 anni. Ho partecipato allo sciopero generale spontaneo a Trieste contro la fucilazione di Ferrer. E da allora non ho mai smesso di lottare per la libertà”. Quale migliore prova del posto di Ferrer nella memoria anarchica?

CV

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AVVISO

In occasione del centenario della fucilazione di Ferrer, “Umanità Nova” pubblicò un supplemento di 8 pagine che analizzava il contesto e le caratteristiche della Scuola Moderna a Barcellona. Chi fosse interessato, può richiedere una o più copie a Raffaele scrivendo a gruppoanarchicogerminal@hotmail.com e specificando l’oggetto.

Si chiede una libera sottoscrizione per le casse del giornale.

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